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Melania, sequestrata, tramortita e poi uccisa. Gli orari forniti dal marito non quadrano

Melania, sequestrata, tramortita e poi uccisa. Gli orari forniti dal marito non quadrano

La vittima era davvero a Colle san Marco? Il giallo di un’altra donna. Sotto le unghie nessun Dna: si è difesa ma non ha graffiato il killer

ASCOLI – Ancora nessuna svolta nelle indagini sull’omicidio di Carmela Melania Rea, la giovane mamma di origini campane che ha trovato la morte in una pineta nel Teramano. Ma l’orizzonte deve apparire piatto solo per i cronisti, perchè sotto traccia continua il lavoro certosino degli investigatori, (in primo luogo i carabinieri del comandante provinciale, il colonnello Alessandro Patrizio), attraverso indagini ‘classiche’ e quelle scientifiche dei Ris, che stanno via via sfornando i primi risultati.

Si rafforza ad esempio la convinzione che Melania sia stata uccisa a coltellate proprio al Bosco delle Casermette, dove è stato trovato il cadavere. E non si esclude che il luogo sia ‘simbolico’ come se contenesse, cioè, un messaggio, diretto magari al marito della Rea, Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell’esercito in forza come addestratore al Reggimento Piceno. In quell’ambiente il militare avrebbe avuto delle storie con una o più soldatesse, e qualcuno potrebbe essersi vendicato in modo atroce delle disinvolte scappatelle dell’uomo.

Oppure, Melania è stata lasciata lì perchè l’assassino non poteva liberarsi del suo corpo. Per questo avrebbe poi cercato di depistare le indagini infilando una siringa sotto un seno della donna, abbandonando accanto al suo corpo un laccio emostatico e due aghi di siringa, e soprattutto incidendole due segni (a forma di svastica) come se volesse emulare gli assassini di Yara Gambirasio. Segni che comunque non hanno alcun riscontro in casi analoghi. Una messa in scena, insomma, come i tagli lasciati dalla punta di un coltello sul chiosco di legno accanto al quale è stato abbandonato il corpo, come in uno sfogo rabbioso o di orrore dopo la mattanza.

Difficile, comunque, che il cadavere sia stato trasportato lì da un altro luogo. Il 18 aprile (quando Melania scompare) e il giorno successivo, dalle nove fino alle 23 circa, era in corso nell’area una esercitazione militare, e le sentinelle non avrebbero notato movimenti sospetti di auto. Sul pianoro di Colle San Marco, intanto, da dove Melania si è allontanata per essere poi inghiottita nel nulla, tutto è tornato alla normalità. Il titolare del chiosco che si trova accanto alle altalene dove il marito della donna aspettava il suo ritorno giocando con la figlioletta, si intrattiene con i clienti occasionali o spinti dalla curiosità, scherzando mentre serve al banco. È lui l’unico ad aver visto Parolisi quel pomeriggio e ad avere intravisto una donna insieme a lui. I carabinieri sono ritornati a interrogare Ranelli che ricorda benissimo sì Parolisi e la figlioletta ma, per quanti sforzi faccia, non riesce a focalizzare il viso di Melania. Lei, di una bellezza impossibile da dimenticare. Ranelli ricorda solo una presenza femminile verso le 15, dopo l’orario ufficiale della scomparsa. Che non fosse Melania? Allora, chi è questa donna del mistero?

A Colle San Marco c’è gente a spasso con i cani, escursionisti, ciclisti hanno restituito al pianoro il suo volto abituale. Ma poco più in là, dov’è una stele che ricorda i primi caduti ascolani della Resistenza i cani hanno fiutato le ultime tracce di Melania, e altre – seppure meno definite – a circa un chilometro, al bivio Colle. Sono i luoghi dove la donna è stata presumibilmente avvicinata dal suo assassino e dove è iniziato l’ultimo spostamento della sua vita. Ma non è da escludere che al pianoro, in realtà, non sia mai stata, e che il fiuto dei cani molecolari abbia dato un falso positivo. Di certo, allora, ci sarebbe solo l’ora (le 14:10) in cui Melania, il marito e la figlioletta Vittoria sono usciti da casa.

C’è un’altra variante nel teorema degli investigatori. S’è definitivamente incrinata la certezza che fosse proprio Melania la donna inquadrata da Parolisi nell’idilliaco quadro della famigliola che fa divertire la bimba sull’altalena del Colle San Marco. Un attimo dopo, alle 14.30, la mamma viene inghiottita dal nulla, mentre percorrere la stradina per raggiungere un bagno pulito.

In questo contesto potrebbe inserirsi un episodio avvenuto nel tardo pomeriggio del 18 aprile a Villa Lempa, una frazione di Teramo, al confine con Ascoli. Alcune persone hanno notato due soldatesse, una delle quali in particolare molto agitata, insieme con un altro militare. Un comportamento molto strano – hanno riferito i testimoni – tanto che qualcuno voleva addirittura chiamare i carabinieri. Sulla tempistica, e altro ancora, dovrà di nuovo essere sentito Parolisi: nei suoi racconti ci sarebbero elementi ancora da chiarire e alcune contraddizioni. Si capiscono, così, le parole dell’investigatore che insiste per ben tre volte: «Parolisi dovrà spiegarci quello che è successo sul San Marco. Il suo interrogatorio sarà un momento importante».

Per ora, dice il fratello Rocco, non è stato convocato in Procura o dai carabinieri. È a Somma Vesuviana con la sua bambina, tranquillo, perche «non ha nulla da nascondere». Dovrà dare la certezza ai carabinieri che Melania era davvero lassù, vicino all’altalena, a ridere felice con la sua bimba e non per un brusco chiarimento con il marito. Per i rapporti dell’uomo con alcune soldatesse della caserma Clementi di Ascoli, ed un paio di flirt neppure troppo segreti. Un mondo di divise, cuori che palpitano sotto la rude tela militare. C’è sicuramente una pista legata ad un’allieva addestrata dal caporal maggiore, emersa durante accertamenti ed interrogatori dentro la sede del 235° Reggimento addestramento volontari. E anche di questo, Salvatore, dovrà render conto durante l’interrogatorio.

Il chi e il perchè della fine di Melania non si conoscono ancora. Non ci sono indagati, rispondono secchi in Procura, mentre proseguono gli interrogatori. E il corpo della donna, da cui ci si aspettavano molte risposte, «ha già detto tutto quello che poteva dire», si è lasciato sfuggire il medico legale Adriano Tagliabracci, che ha eseguito l’autopsia. Melania si è difesa, ha cercato di parare i colpi, ma non ha graffiato nella lotta il suo assassino e dunque, sotto le sue unghie, non ci sono tessuti da cui ricavare il Dna. La relazione definitiva non è stata ancora consegnata. Ma si sa già che quando la Rea è stata uccisa la digestione era appena cominciata e che le coltellate, almeno le più importanti, sono tutte potenzialmente mortali e insieme hanno concorso al decesso, avvenuto dopo una lunga agonia.

Informazioni su liliumjoker

Sono allergico a tutte le forme di parassitismo , detesto tutti i soggetti che chiamo lampadine fulminate o lampe da 5 ,odio i lecca coglioni .

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