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A Reggio Calabria arriverà l'esercito

A Reggio Calabria arriverà l’esercito

Annuncio del prefetto dopo le gravi minacce a Pignatone



REGGIO CALABRIA
Contro la ’ndrangheta scende in campo anche l’Esercito. Non con compiti di pattugliamento ma per la vigilanza degli uffici giudiziari di Reggio Calabria, al centro del mirino delle cosche, prima con l’attentato del 3 gennaio scorso alla Procura generale e poi con il bazooka fatto trovare ieri a poche decine di metri dalla Dda, come messaggio intimidatorio nei confronti del procuratore Giuseppe Pignatone.

È stato proprio quest’ultimo atto a spingere il prefetto Luigi Varratta a convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per formalizzare la richiesta al governo, dopo che contatti tra Viminale e ministero della Difesa avevano già dato il via libera preventivo all’operazione.

Una decisione che non ha mancato di provocare polemiche. La capogruppo del Pd in Commissione antimafia, Laura Garavini, ha parlato di «pura propaganda» ed ha invocato un vero piano straordinario per completare l’organico della magistratura. Per il Siulp, l’Esercito a Reggio è un’operazione di facciata e contrari si sono detti anche l’Associazione funzionari di polizia, il Siap, il Pdci, i Repubblicani e la Cgil che ha parlato di «desolante deja vu».

Nonostante i pareri contrari, l’esercito sarà a Reggio tra pochi giorni, anche se qualcuno ha pensato che fosse già arrivato vedendo un pulmino militare davanti alla Questura. Ma niente di tutto questo. Si trattava solo di artificieri che stanno collaborando con la polizia per distruggere dell’esplosivo sequestrato. La decisione di chiamare l’esercito è stata condivisa, invece, da Pignatone e Di Landro presenti al comitato che, ha spiegato il prefetto, all’unanimità ha accolto la sua proposta. «In questo momento – ha aggiunto – il territorio ha bisogno di questa presenza, non molto visibile ma finalizzata alla vigilanza». Anche perchè, ha proseguito, se è vero che il controllo del territorio lo fanno le forze dell’ordine, è altrettanto vero che ce l’hanno anche le cosche ed allora «dobbiamo far sì che sia in mano allo Stato».

Per i reggini non sarà una novità vedere le divise grigioverdi nella loro città. Le hanno già viste tra il febbraio ’94 ed il dicembre ’95, nell’operazione «Riace» che fece seguito ai «Vespri siciliani» scattata dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino. Rispetto a quella volta, quando i militari andavano anche di pattuglia, questa volta dovranno servire a «liberare» poliziotti e carabinieri dai compiti di vigilanza. Un ulteriore rinforzo arriverà dai 40 tra agenti e carabinieri che saranno inviati dal capo della polizia e dal comandante generale dell’Arma. È stato il direttore dello Sco, Gilberto Caldarozzi, sceso in Calabria per fare il punto sulle indagini, a comunicarlo a Pignatone, al questore Carmelo Casabona, ed al capo della squadra mobile, Renato Cortese, nel corso di un incontro operativo svoltosi in Questura.

Le indagini, allo stato, non hanno ancora imboccato una pista ben definita a causa dal numero di inchieste coordinate dalla Dda reggina. «Non credo – ha detto lo stesso Pignatone -che l’intimidazione sia collegata ad un singolo episodio ma è certamente una risposta all’azione dello Stato». Azione che si è tradotta in svariate decine di milioni di beni confiscati e sequestrati e centinaia di arresti che hanno colpito indistintamente tutte le cosche della provincia, ma anche settori politici e imprenditoriali contigui alla ’ndrangheta. Quell’area grigia, ha detto il prefetto, che potrebbe anche essere artefice di una «una strategia mirata con fini specifici che potrebbe essere non solo ’ndrangheta».

Tra gli investigatori traspare la voglia di risalire agli autori dell’intimidazione nel più breve tempo possibile. Anche perchè, i rilievi compiuti dagli esperti sul bazooka hanno evidenziato che era tutt’altro che inoffensivo. È vero che è un’arma monouso, come era stato detto ieri, ma non è un «usa e getta». Se caricato con un nuovo razzo, il bazooka sarebbe stato in grado di sparare nuovamente. Un particolare non da poco che rende ancora più teso il clima a Reggio Calabria.

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